Trattamento delle pseudoartrosi

Cura della pseudoartrosi e consolidamento osseo

Affezione che può essere congenita o insorgere in seguito a trauma o infezione, con il termine “pseudoartrosi” si indica una frattura ossea che, diversamente da quanto accade normalmente, non si consolida ripristinando la normale condizione dell’arto interessato.

Cos’è la pseudoartrosi

“Pseudoartrosi” deriva dai termini greci“pseudo” e “arthrosis” che insieme significano “falsa articolazione”.

Questa condizione si manifesta infatti come un’articolazione che collega due segmenti ossei ma senza, ovviamente, che vi siano i supporti ligamentosi necessari al movimento.

A seconda della forma che i due monconi ossei assumono nella parte finale – in corrispondenza della linea di frattura – distinguiamo due tipologie di pseudoartrosi:

• atrofica: gli apici dei due segmenti ossei sono assottigliati tanto da evitarne completamente il contatto;

• ipertrofica: il tratto finale dei segmenti ossei si allarga a zampa d’elefante. I due monconi si toccano, ma senza essere saldati.

Il metodo Ilizarov nel trattamento delle pseudoartrosi

Largamente utilizzato nel trattamento di deformità degli arti in seguito a infezioni ossee (osteomieliti), il metodo Ilizarov sta acquistando sempre più autorevolezza anche nella cura di fratture non consolidate come la pseudoartrosi.

La prima applicazione di tale metodo si deve all’intuizione del suo ideatore. Già celebre in Russia per aver trattato con successo numerosi casi di deformità ossea, Gavril Ilizarov divenne famoso anche oltre i confini nazionali grazie ai risultati che ottenne nella cura dell’esploratore italiano Carlo Mauri. A seguito di numerosi interventi infruttuosi eseguiti in patria, Mauri riusci infatti a recuperare il perfetto uso della gamba – affetta da pseudoartosi – proprio grazie all’apparato di Ilizarov, che divenne così una tecnica di riferimento anche in Occidente.

Come agisce l’apparato di Ilizarov

L’efficacia del trattamento Ilizarov è stata oggetto di numerosi studi scientifici, fino a diventarne un paradigma di riferimento: si applica il principio che sta alla base del processo di rigenerazione dei tessuti, eliminando – mediante la stabilizzazione – la possibilità di movimento preternaturale. Dirigendo così il carico sulla sua asse, la funzione favorisce la nutrizione dell’osso e porta alla scomparsa del tessuto fibrocondroide, sostituito dal “rigenerato”, molto ricco di vasi. Il risultato finale del processo è una perfetta fusione tra i segmenti ossei, cui può essere praticato un ulteriore trattamento per l’allungamento.

Infezione ossea

Trattamento medico per l’eliminazione dell’infezione ossea

Le terapie per la cura dell’osteomielite sono riconducibili a due approcci complementari: quello medico e quello chirurgico.

Il trattamento medico è fondamentale per spegnere i focolai infettivi. A seconda del grado di diffusione della patologia, esso sfrutterà l’azione di terapie quali:

• Immunoterapia di Stimolazione antibatterica;

• Ossigenoterapia Iperbarica;

• miglioramento delle condizioni generali del paziente.

Approccio chirurgico e apparato di Ilizarov

L’approccio chirurgico è invece necessario per la pulizia dei tessuti ossei necrotici e dei tessuti molli infetti.

La resezione del focolaio attivo e la rimozione dei sequestri ossei portano a un accorciamento fisiologico dell’arto. La tecnica di intervento universalmente riconosciuta come la più efficace per ristabilire la normale funzione anatomica è considerata quella teorizzata e perfezionata da Ilizarov.

Grazie a una struttura formata da anelli metallici e fissata all’osso, l’apparato di Ilizarov è in grado di effettuare il trasporto osseo dei tessuti separati e favorirne l’allungamento.

I due segmenti ossei interessati potranno in questo modo contare su un supporto fisso che li guidi nel processo di ricomposizione e successiva ricalcificazione.

Trattamento dell’osteomielite con metodo Ilizarov

Classificabile in osteomielite acuta e cronica a seconda che la durata dei sintomi si estenda oltre le 6 settimane o si manifesti la presenza di sequestri ossei, l’osteomielite è un’infezione all’apparato osteoarticolare causata da batteri – il più frequente è lo stafilococco aureo – e, più raramente, da miceti o clostridi.

Cos’è l’osteomielite

Considerata l’infezione più grave e impattante che possa colpire la struttura ossea, l’osteomielite è una patologia che si manifesta più spesso in età infantile o dello sviluppo, ma può insorgere anche in età adulta a seguito di una frattura esposta non correttamente curata o per contiguità con un focolaio infettivo.

Una volta colpito l’osso, i leucociti entrano in azione per combattere gli agenti patogeni, rilasciando enzimi che causano l’erosione progressiva del tessuto.

Il pus che si sviluppa dall’infezione va quindi a creare i cosiddetti “sequestri ossei”, vere e proprie aree devitalizzate di tessuto che sono alla base della cronicizzazione della patologia, condizione che può portare all’osteosclerosi e all’insorgere di difetti ossei gravi quali la deformità.

Allungamento osseo della mano

Le ossa della mano posso essere soggette a malformazioni congenite e patologie, come l’osteomielite, che richiedono la rimozione del tessuto osseo infetto in vista del completo recupero della funzionalità dell’arto. Nonostante esistano soluzioni chirurgiche che si basano sul trapianto di ossa in sostituzione del segmento prelevato, il metodo che è in grado di garantire i risultati migliori è quello ideato da Gavril Ilizarov.

L’allungamento osseo che è possibile ottenere grazie al fissatore di Ilizarov è graduale e avviene senza strappi e traumi a carico del tessuto molle. Vediamo nel dettaglio come funziona.

Come avviene lo sviluppo e la calcificazione dell’osso

L’apparato di Ilizarov è costituito da una struttura metallica ad anelli collegata all’osso attraverso dei “fili” metallici. Questi anelli servono a distanziare i segmenti ossei molto gradualmente, in modo da stimolarne la crescita e favorirne la calcificazione e il completo recupero.

Tale tecnica ha consentito a pazienti affetti da tumore osseo di recuperare fino a 18 cm di tessuto osseo alle gambe, ma ha permesso anche a persone affette da malformazioni alle ossa della mano, più delicate e difficili da trattare, di riacquistare perfettamente la funzionalità delle dita e portarle alla lunghezza corretta.

Artrodesi della caviglia e delle altre articolazioni del piede

Cos’è l’artrodesi alla caviglia e cosa comporta

A causa di gravi traumi articolari, microtraumi protratti nel tempo o patologie congenite che costringono il piede ad assumere una postura errata, è possibile che la caviglia inizi a soffrire di artrosi, una condizione degenerativa che porta a una deformazione progressiva delle superfici articolari con riduzione della mobilità locale e un dolore crescente e costante. In mancanza di terapie riabilitative, e quindi in presenza di una condizione di artrosi cronica, una delle soluzioni più praticate è l’artrodesi.

Quando effettuare l’artrodesi della caviglia

L’artrodesi è un intervento chirurgico attraverso il quale si ottiene l’immobilizzazione totale e permanente degli elementi articolari coinvolti nel processo degenerativo. Questa tecnica prevede la rimozione dell’articolazione ormai compromessa e la saldatura dei segmenti ossei attraverso tecniche che comportano l’applicazione di viti, elementi sintetici o innesti ossei.

Queste metodologie di intervento non sono però esenti da rischi. Esse anzi possono causare complicanze come pseudoartrosi, problemi di guarigione delle ferite operatorie e lesioni vascolo-nervose.

Sempre più utilizzato per la sua capacità di stimolare l’osteogenesi senza causare un sovraccarico ai danni dei tessuti molli, il metodo Ilizarov costituisce una soluzione in grado di garantire un grado di stabilità ottimale.

I vantaggi del metodo Ilizarov nell’artrodesi della caviglia

I vantaggi che è possibile ottenere utilizzando l’apparato di Ilizarov invece che ricorrere a soluzioni che prevedono innesti metallici e sintetici sono molte:

maggiore possibilità di procedere con ampie resezioni dell’arto;

possibilità di un riallineamento dell’arto in corso di trattamento;

rischio di infezioni molto ridotto;

allungamento progressivo dell’osso fino al raggiungimento della misura desiderata;

modesto trauma operatorio;

possibilità di carico completo al termine del trattamento;

maggiore stabilità dell’artrodesi con rischio molto contenuto di un’operazione correttiva, anche a molti anni di distanza.