GARANTIRE LE CURE CON LA METODICA DI ILIZAROV!
Perché questa petizione è importante
NELL’UNIONE EUROPEA I FISSATORI ESTERNI DIVENTANO MONO-USO… SONO A RISCHIO I TRATTAMENTI CON LA METODICA DI ILIZAROV PERCHE’ COSTANO TROPPO!
Ci rivolgiamo alle regioni per portare alla luce una problematica che si è generata negli ultimi due anni e che ha reso non più sostenibile una metodica chirurgica di fondamentale importanza nel trattamento delle più complesse patologie ortopediche e traumatologiche. La condizione attuale renderà di fatto impossibile erogare le cure a numerosi pazienti, spesso in assenza di alternative terapeutiche.
Questa particolare branca della medicina consente di trattare gravi condizioni spesso altrimenti incurabili:
traumi complessi (fratture esposte, con perdita di sostanza),
complicanze post-traumatiche (pseudoartrosi, vizi di consolidazione, osteomieliti),
gravi deformità congenite (ipo- o aplasia di un segmento osseo, accorciamento di un arto rispetto all’altro, nei casi più gravi bambini con differenze di lunghezza degli arti inferiori fino a 20-25 cm).
Per la gravità delle patologie che affrontiamo, è esperienza comune che i pazienti giungano alla nostra osservazione dopo che altri colleghi hanno proposto loro di “risolvere” il problema con l’amputazione. Non riteniamo che l’amputazione di un arto possa essere considerata una soluzione, se non in casi realmente estremi. Forse è l’opzione chirurgicamente più semplice, ma è anch’essa gravata da complicanze e porta a pesanti conseguenze psicologiche, economiche e sociali.
In questo caso non è la ricerca di una nuova tecnica a essere importante, come spesso succede in medicina. Esiste già una tecnica straordinariamente efficace, è fondamentale fornire le risorse necessarie per offrire le cure secondo questa metodica e formare nuove generazioni di chirurghi capaci di garantire in futuro questi trattamenti. Anche tra i nostri colleghi ortopedici, molti non conoscono le potenzialità della metodica nonostante questa opzione terapeutica rappresenti spesso l’unica possibile per scongiurare una grave invalidità se non la perdita di un arto.
Per la complessità della metodica, questa chirurgia richiede un grande coinvolgimento da parte del medico e forse anche per questo motivo pochi ortopedici decidono di occuparsene. Il percorso di cura dura mesi, se non anni, e richiede grande partecipazione anche da parte dei pazienti. I pazienti stessi, sperimentandone i risultati sulla propria pelle, ne diventano i più grandi sostenitori.
Per chiarezza ricordiamo che il fissatore circolare – o apparato di Ilizarov – è un dispositivo esterno al paziente composto da più anelli metallici interconnessi tra loro grazie ad aste e snodi. Durante l’intervento chirurgico, ogni anello viene fissato al segmento osseo corrispondente attraverso i cosiddetti mezzi di presa, cioè fili metallici e viti ossee. Questi ultimi componenti sono i soli a essere impiantati all’interno del paziente. Nel periodo post-operatorio, il paziente agisce sul fissatore autonomamente al proprio domicilio e modifica progressivamente la posizione degli anelli (e quindi dei segmenti ossei) uno rispetto all’altro seguendo le indicazioni del chirurgo che lo monitora nel tempo attraverso controlli ambulatoriali periodici. Così progressivamente si può correggere una deformità ed eseguire una distrazione che avvia un processo di vera e propria rigenerazione ossea chiamata appunto “osteogenesi distrazionale”. Questo permette di allungare l’osso e compensare una perdita di sostanza o un ipometria. Al termine del trattamento, quando l’osso è consolidato, si rimuove il fissatore.
Il nuovo regolamento europeo per i dispositivi medici (2017/745 MDR) ha reso materiale mono-uso tutti i componenti del fissatore. Prima della sua introduzione, eccetto i mezzi di presa impiantati all’interno dell’organismo, il resto del materiale veniva recuperato al momento dell’intervento di rimozione, adeguatamente trattato, lavato e sterilizzato. Non abbiamo mai riscontrato complicanze meccaniche significative seguendo questo iter, come del resto riportato da diversi autori nella letteratura scientifica internazionale. Questa gestione ha permesso per anni di abbattere i costi legati al materiale rendendo economicamente sostenibile questa chirurgia. In alcuni casi, piccoli componenti del fissatore vanno incontro a deterioramento meccanico durante il trattamento. Questa evenienza si verifica sia con componenti riutilizzate sia con quelle mono-uso e può essere risolta attraverso la loro sostituzione da parte del medico in ambulatorio – o addirittura dal paziente stesso – senza richiedere un accesso in sala operatoria.
Alle condizioni attuali, a fronte dei rimborsi previsti dal tariffario regionale, il costo del materiale rende proibitivo questo tipo di cure. Una forte riduzione o addirittura un’interruzione della nostra attività provocherebbe delle gravissime ripercussioni sui pazienti della Regione Lombardia e su tutti i pazienti del territorio nazionale che si rivolgono alle strutture della nostra regione. Inoltre, si amplificherebbe il fenomeno per cui alcuni pazienti – già ora – per ricevere cure non accessibili in Italia si rivolgono a strutture sanitarie all’estero, come ad esempio negli Stati Uniti. In quei casi, i pazienti sono costretti a farsi carico dei costi di viaggio e delle cure in regime privato all’estero. Inoltre, paradossalmente, i pazienti ricevono un rimborso delle spese da parte delle loro regioni di residenza di gran lunga superiore ai costi che sarebbe necessario sostenere per erogare quelle stesse prestazioni in Italia.
Per tutti questi motivi riteniamo necessario un intervento da parte vostra e delle autorità competenti nell’ottica di un’equa distribuzione delle risorse a favore di pazienti che rischiano di restare invalidi a vita con pesanti conseguenze economiche e sociali. Vi chiediamo di considerare – come già previsto per altri dispositivi medici – l’introduzione di un rimborso del costo dei fissatori esterni utilizzati che venga riconosciuto oltre al DRG previsto per queste procedure.
Cliccando sul link, puoi visualizzare le testimonianze di alcuni pazienti.
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